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La storia

LA FONDAZIONE DEL CIRCOLO CANOTTIERI NAPOLI

LA FONDAZIONE DEL CIRCOLO CANOTTIERI NAPOLI
...et haec olim meminisse iuvabit (Aen., I, 203)


Correva l’anno 1912 …
… già ogni stella cade che saliva (Inf., VII, 98)

Sul quotidiano “Il Mattino” del 28-29 luglio 1912 viene pubblicato un fervente articolo dal titolo indicativo: “Il canottaggio a Napoli, ovvero non si voga !”. Carpin, pseudonimo dell’autore del pezzo, il giornalista e socio dell’Italia Carlo Pinto, parla della “stasi di apatia che da vari anni aleggia sulle società di canottaggio partenopee”; imputa a queste di aver tradito la loro vocazione istituzionale, lo scopo stesso della fondazione: la pratica sportiva del canottaggio. La disciplina del remo rivestiva allora un ruolo preminente nella formazione agonistica dei giovani e, sull’esempio del mondo anglosassone, era divenuta dappertutto molto popolare: costituita il 31 marzo 1888 la Federazione nazionale, l’anno dopo si erano svolti i primi campionati Italiani; nel 1892 a Torino era stata varata la Federazione Internazionale, e nel 1900 a Parigi il canottaggio era arrivato ai Giochi Olimpici; già dal 1829 si disputava la “Boat Race”, la sfida sul Tamigi tra Oxford e Cambridge. Nelle acque del nostro golfo, dinanzi al litorale di Napoli, la prima domenica di maggio si teneva dal 1909 la Coppa Lysistrata, così chiamata dal nome dallo yacht di Gordon Bennett, magnate americano dell’editoria 1 che aveva donato una splendida coppa in argento al Real Circolo Canottieri Italia, organizzatore della manifestazione. Riservata ad equipaggi in 8 yole, la regata rimane la più antica competizione remiera italiana per imbarcazioni da mare, seconda in Europa soltanto alla Coppa del Re d’Inghilterra 2.
Il pezzo de “Il Mattino” è spia di difficoltà ed insoddisfazioni irrisolte. Nell’ambito sportivo cittadino divampa un ampio dibattito non privo di polemiche e controversie, che sembra però produrre poco, fin quando un gruppo di ardimentosi, guidati dall’Ingegnere Emilio Anatra, Vice Presidente del Savoia e Presidente del Naples Football & Cricket Club, decide di rompere gli indugi e formare una nuova realtà il cui scopo principale sia quello di promuovere la pratica e la diffusione del canottaggio.


Correva l’anno 1914 …
...condere coeperunt urbis reges (Lucrezio, V, 1108)

Il primo luglio 1914 viene così ufficialmente fondato un nuovo sodalizio denominato Club Canottieri Napoli: il termine “Club”, di derivazione britannica, sarà mantenuto fino agli anni trenta prima di far posto alla corrente dizione di “Circolo”. Il nucleo originario è formato dalla convergenza di diversi gruppi di sportivi: con Emilio Anatra si staccano dal Savoia per rilanciare lo sport napoletano Guido Caristo, Mario Costa, Maurizio Contini, Federico Dionisio, Saverio Mayrhofer; dal Circolo Italia arriva Giorgio Ascarelli, dal Naples Football & Cricket Club provengono Carlo Bruchini, Umberto Cappellieri, Gaetano Del Pezzo, Matteo Giovinetti. Gastone Vital, Raffaele Vitale; a loro si aggregano subito gli intrepidi Demetrio Getzel, René Heimgartner, Sergio Huetter, Nicola Nisco, Mario Squillace.
La prima sede è allestita al Borgo Marinari, in un piccolo locale messo a disposizione dal Circolo Nautico 3, ma presto viene spostata sulla banchina di Santa Lucia Nuova. Presidente viene acclamato Emilio Anatra. Appassionato di scherma, pianista classico di valore, era noto soprattutto come armatore e velista: con il suo “Caprice”, cutter 12 metri di 22 tonnellate, aveva conseguito la prima, prestigiosa vittoria della vela napoletana, aggiudicandosi nel 1909 la Coppa Gordon Bennett in Costa Azzurra 4; restano memorabili i trionfi conseguiti contro i più forti velieri d’Europa nelle regate di Cannes, Montecarlo Nizza e Sanremo, dopo le quali l’Ingegnere napoletano si portò a casa anche la Coppa del Presidente della Repubblica francese, la Coppa del Re d’Inghilterra, la Coppa del Club Nautique de Nice.
Il Presidente dona subito al sodalizio una yole a 8 e due sue imbarcazioni a vela, il leggendario “Caprice” e l’8 metri “Surpise”. Una seconda yole ad 8 viene acquistata dai soci assieme ad altri armi più piccoli. A suggellare l’intimo legame con la città, furono scelti quali colori sociali il giallo ed il rosso, quelli del Comune di Napoli (che li mutuò dal Seggio del Popolo); più precisamente, come recita lo Statuto, due strisce incrociate a croce latina in campo rosso. Tempo dopo, prendendo spunto da questa scansione cromatica, il “Mezzogiorno Sportivo”, diretto da Felice Scandone, pubblicherà per l’inaugurazione della sede del Molosiglio un ampio corsivo di Nino’ Bruschini dal titolo che resterà emblematico: “Giallo-rosso, colori di luce”.
Il quotidiano “Il Mattino”, saluta intanto la nascita della Canottieri con un trafiletto benaugurale: “Napoli ha una quinta società di canottaggio, che ha preso nome Club Canottieri Napoli”; in esso rievoca il primo giro celebrativo del Caprice con le nuove insegne: “… si vede sventolare il nuovo guidone sul picco del più glorioso cutter del nostro golfo”, il cui approdo viene celebrato con salve di cannone e gli “Urrah !” dei canottieri dell’Italia e del Nautico unitisi a festeggiare con i compagni della neonata società; ad essa il giornale rivolge “sinceri auguri di lieto e vittorioso avvenire” 5.
Il primo Consiglio Direttivo dei Canottieri Napoli è così composto: Presidente Emilio Anatra; Vice Presidente Saverio Mayrhofer; Consigliere al Canottaggio Mario Costa; Consigliere al materiale Maurizio Contini. Tesoriere Federico Dionisio. Segretario Guido Caristo; Consigliere senza portafoglio Ettore Fraia; Direttore tecnico del canottaggio Federico Amato. I ragazzi più forti iniziano ad allenarsi sotto le direttive di Mario Costa e Pasquale Ruggiero: Enrico Huetter, Umberto Cappellieri, Demetrio Getzel, Mario Squillace, René Heimgartner, Carlo Bruschini, Enzo Bellavigna, Gastone Vital con Contini timoniere formano l’equipaggio denominato “Primo”; la squadra “bis” è invece composta da Ferdinando Attimari, Paolo Di Giuseppe, Arturo Giacchetti, Luigi Carrelli, Amerigo Cardinale, Eugenio Celli, Francesco De Falco, Franz Giovene con Guido Caristo timoniere. L’obbiettivo, naturalmente, è la prestigiosa Coppa Lysistrata, mentre la stampa partenopea ricorda al novello sodalizio “che Napoli sui campi di regata italiani e stranieri fu temuta e vinse, e che bisognerà con serietà ed entusiasmo perpetuare questi successi” 5.


Correva l’anno 1915 …
...L’alba vinceva l’ora mattutina che fuggia innanzi, sì che di lontano conobbi il tremolar della marina (Purg., I, 115-117)

Il 3 maggio 1915, si disputa dunque la VIII edizione della Lysistrata, che il Savoia aveva vinto cinque volte consecutive prima di cedere lo scettro, nell’ultima stagione, all’Italia. Neppure un anno “ab Urbe condita” e il Circolo Canottieri Napoli piazza i suoi due equipaggi ai primi due posti. Un successo travolgente, celebrato anche da “Il Mattino”, che intitola: “L’equipaggio ‘Primo’ del Club Canottieri Napoli vince la VIII Coppa Lysistrata”. Si festeggia a champagne con un classico brindisi nella vecchia sede di Santa Lucia, un momento di soddisfazione per tutti quelli che hanno creduto nell’intrepida iniziativa.
Ma la gioia della prima affermazione, purtroppo, dura poco, troppo poco. Tre giorni prima della fondazione del C.C.N., l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono Austro-Ungarico, e la moglie Sofia erano stati assassinati a Sarajevo. Si odono già echi di una guerra così enorme che sarà chiamata mondiale.


Mille papaveri rossi
...Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall’ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi (F. de André, “La guerra di Piero”)

Venne l’inverno dell’umanità, la “grande guerra”, a fermare tutto. Gli uomini furono chiamati al fronte, si svuotarono le città. Diversi ragazzi della Canottieri non tornarono a casa, chiamati, col loro sacrificio, a dare un più radioso futuro all’Italia, perché rimanesse per sempre “una d’arme, di lingua, d’altare / di memorie, di sangue e di cor” 6.
Si ritrovarono sul fronte del Piave, consapevoli dell’ora decisiva per le sorti della storia patria. Sergio Huetter, capovoga del “Primo”, era tenente del 14° reggimento di fanteria della Brigata Pinerolo cui venne attribuita la medaglia d’oro al valor militare; morì combattendo in prima linea sull’altopiano di Asiago nella furiosa battaglia per la conquista del caposaldo di Costalunga (m. 1262). All’interno di Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli, campeggia il busto in bronzo di Edgardo Cortese, sottotenente del 33° reggimento di artiglieria, medaglia d’oro al valor militare: ferito durante l’assalto al Monte Asolone, volle tornare in prima linea dove la lotta imperversava violenta; “più volte colpito, lasciò la sua eroica esistenza sull’arma, col nome d’Italia sulle labbra” 7; gli è stata intitolata una strada al Vomero. Era stato tra i fondatori della Canottieri un’altra fulgida medaglia d’oro, Nicola Nisco, allievo della Nunziatella, sottotenente del 1° reggimento Granatieri di Sardegna; dirigeva quella VI compagnia che fu accerchiata dagli austriaci nell’avvallamento di Malga della Cava: ricevuto l’ordine tassativo di mantenere la posizione, resistette coi commilitoni tre giorni ed infine, alla fatale avanzata del nemico, anziché arrendersi, gridò: “Non si retrocede di un passo”; venne colpito mentre in piedi continuava a difendere la postazione ed incitare i compagni 7. A ricordo delle gesta dei granatieri, nel 1953 venne posta una lapide commemorativa sul Monte Cengio.
La massima onorificenza di guerra venne quindi destinata al 5° reggimento di fanteria Brigata Aosta in cui militava il Capitano Arturo Giacchetti, ed al 231 reggimento di fanteria Brigata Avellino dove prestava servizio il sottotenente Giorgio Preisig, entrambi caduti in battaglia. Nell’ospedale da campo di Cormons, spirò Giovanni Follieri in forza al 144° reggimento di fanteria Brigata Taranto, medaglia di bronzo. Partì proprio da Napoli il 5 giugno 1915 il battaglione di bersaglieri ciclisti, che, per il suo prezioso apporto nelle operazioni belliche, riceverà la medaglia di bronzo; ne faceva parte il tenente Adolfo Manzella, caduto nel corso di un’audace missione.
Dall’altra parte dell’Italia i canottieri del Napoli avevano portato con loro l’orizzonte infinito del mare che si spiana davanti a Santa Lucia, dove avevano sognato di trascorrere la vita in un tempio della giovinezza gareggiando in valore e virtù. Dormivano sulla collina con altri mille e mille ancora quando il 4 novembre 1918 un altro napoletano, Armando Diaz, Comandante Supremo dell’esercito italiano, trasmise il famoso Bollettino della Vittoria.
I loro nomi vennero annotati nell’Albo d’onore del Circolo; più tardi una lapide, “Caduti per la patria”, apposta sulla facciata del Molosiglio, ne ricorderà la perenne primavera.

Solo la morte mi ha portato in collina, un corpo fra gli altri a dar fosforo all’aria, per bivacchi di fuochi che dicono fatui, che non lasciano cenere, non sciolgon la brina.Solo la morte mi ha portato in collina. (F. de André, “Un chimico”)


Correva l’anno 1919 …
… apparve …un lume per lo mar venir sì ratto che ‘l mover suo nessun volar pareggia (Purg.,II, 16-18)

Bisognerà attendere ancora dopo la fine dell’atroce conflitto bellico perché le attività riprendano ed anche lo sport ritorni a far rifiorire la vita. Nel maggio 1919 si riorganizza, alla meglio, la Lysistrata; il primo equipaggio giallorosso del dopoguerra si chiama “Tira e molla”: Carlo Santoro, Costantino Cutolo, Carlo Anselmi, Lucio Caldarazzo, Mario Ponsiglione, Piero Castellino, Tommaso Vitale, Giulio Gargia tagliano per primi il traguardo ma, su reclamo dell’Italia, vengono squalificati per abbordaggio; il timoniere Mario Costa ad agosto guida alla conquista della “Coppa d’oro” messa in palio da Il Mattino l’otto formato da Castellino, Santoro, Vital, Cappellieri, Sciarrino, Anselmi, Cutolo e De Falco. Dopo questa stagione di transizione, le attività, sportive e non, si stabilizzano. Il 2 maggio 1920 si allestisce in grande stile la Lysistrata e la Canottieri riprende dove aveva lasciato, con un successo; protagonisti sono Santoro, Calderazzo, Iannuzzi, De Luca, Servato, Panetta, Lattanzi, Castellino (timoniere Costa); nel contempo si vince anche la Coppa Pattison con Vetere, Alfieri, Contessa, Pezzella (timoniere Giovinetti). Le affermazioni si ricorrono: ai Campionati Meridionali si impone il ‘quattro con’ di Ruggero Cozzani, Franco Gabola, Ruggero Serrato e Piero Castellino (timoniere Costa).
Alla Lysistrata del 1922 i nostri si appropriano nuovamente dei primi due posti; “La conquista della Coppa Pattison completa la domenica trionfale della Canottieri, che si propone come circolo guida del canottaggio partenopeo” 9. Dall’equipaggio vincitore (soprannome: “Octos burritos” 10) l’allenatore Gino Colombo 11 estrapola gli alfieri che, il 20 agosto dello stesso anno, conquistano il 1° titolo nazionale del C.C.N., il Campionato italiano juniores per quattro outrigger: sono i 17enni Giacinto Vetere, Giovanni Mancini, Raffaele Amodio e Guido Jannaccaro con il timoniere Guido Caristo. Il trionfo è eclatante: “Il Mattino del lunedì” vi dedica un’intera pagina, su cui campeggia la scritta: “I ragazzi del Club Canottieri Napoli riaffermano magnificamente le gloriose tradizioni del remo partenopeo imponendosi di forza nella gara Principe di Napoli”. E, di seguito: “Napoli ha avuto la sua vittoria ! Più fulgida e commuovente per quanto inattesa … Mai forse pagina più bella è stata scritta nella storia del canottaggio italiano … Il Napoli ha vinto per superiorità indiscussa ed indiscutibile e per l’energia eccezionale … da terra e da mare è un solo urlo: Napoli ! Napoli ! Viva Napoli ! … E’ un attimo di intensa commozione e di delirio”.
Un’annata storica, quella del ‘22: il ‘quattro con’, ribattezzato “Palomas”, si impone anche nelle gare internazionali di Como, Lecco, Oggiono, Villa d’Este, terminando la stagione mirabilmente imbattuto. Amodio e Mancini sul ‘due con’ pilotato da Guido Caristo si aggiudicano quindi i Campionati Meridionali.
La lunga tradizione di vittorie dei ragazzi giallorossi del Circolo Canottieri Napoli è appena iniziata.

NOTE
1 James Gordon Bennett jr., americano di origini scozzesi, era figlio di Gordon Bennett, fondatore dei quotidiani “New York Globe” e New York Herald”. Il nome dello yacht deriva da quello della protagonista dell’omonima commedia di Aristofane, ΛΥΣΙΣΤΡΑΤΗ (letteralmente:”colei che scioglie gli eserciti”), rappresentata per la prima volta nel 411 a C.
2 Il percorso della Lysistrata e cambiato con gli anni; quello delle prime edizioni era da Capo Posillipo a Palazzo Donn’Anna, 2.000 metri in linea. Il campo di regata tra Mergellina e Via Partenope venne poi ideato dai giallorossi Piero De Gregori e Matteo Giovinetti assieme al Conte Roberto Gaetani per far partecipare all’evento la grande folla (cfr. “Il Mattino” del 25 marzo 1987, anche nel volume “CRV Italia 1889-1999”, a cura di Donatella Trotta, pag. 40). Anche il regolamento è mutato nel tempo: inizialmente, l’otto doveva essere formato da quattro canottieri esordienti e quattro che avevano debuttato l’anno prima.
3 Anche il Circolo Nautico era nato, nel 1901, dall’iniziativa di tre soci del Savoia che avevano lasciato il Circolo per divergenze sul sistema di voga (un’ampia spiegazione nel libro “Una traversata lunga un secolo” di Raffaele Procacci sui cento anni del Club Nautico della Vela Napoli alle pagg. 7 e 8). Per il Nautico l’adozione dello stile “foirbans” fu il casus belli della scissione, “un fattore squisitamente tecnico. All’incirca di come s’era verificato poi per il Napoli” (ibidem, pag. 7). Invero, per la Canottieri le divergenze erano più profonde; se ne rintraccia ancora l’eco nel libro dei cento anni dello Yacht Club Canottieri Savoia (Electa Napoli, 1993), in cui si sintetizza che il distacco sarebbe avvenuto “sempre per diversità di opinioni sull’attività remiera” (così pag. 17).
4 La Coppa in argento, alta più di un metro, venne messa in palio nel 1893 dal già citato magnate americano Gordon Bennett jr.; riservata agli yacht di oltre venti tonnellate, doveva essere assegnata a chi si fosse aggiudicato per tre volte consecutive la competizione, exploit riuscito ad Anatra nel 1907-9 dopo le precedenti affermazioni del 1904 e 1905. Tra i concorrenti, le imbarcazioni del Principe di Galles, del Duca degli Abruzzi, il “Gracie” di Lord Paget, il francese “Anemone”. Nel citato libro dei cento anni del Savoia si legge: “Emilio Anatra, yacht man valoroso e competente che mantiene alto all’estero il buon nome d’Italia e di Napoli nostra” (pag. 62). Ed ancora “Anatra è stato per moltissimi anni l’animatore della sezione velica del Savoia e della vela napoletana” (pag. 49). In suo onore il Circolo partenopeo bandisce annualmente una “Coppa Emilio Anatra” per imbarcazioni classe 470; in precedenza, un Trofeo con lo stesso nome veniva assegnato ai Campionati meridionali del remo. Sempre al Savoia si ricordano diversi concerti da lui diretti, il 21 dicembre 1901, il 9 febbraio 1902 ed il 31 gennaio 1904, nel quale il maestri si esibì un trio per piano, violino e violoncello che eseguì musiche di L. van Beethoven nonché nell’esecuzione di pezzi di F. Liszt.
5 Da “Il Mattino del 25/26 luglio 1914.
6 A. Manzoni, “Marzo 1821”.
7 Così nella motivazione del conferimento della medaglia d’oro al valor militare, arrivato per Edgardo Cortese e Nicola Nisco con R.D. del 31 marzo 1921.
8 La Coppa, per jole a quattro vogatori con età massima di 18 anni, era stata istituita nel 1919 dal Circolo Canottieri Italia in onore del Cavaliere Alfredo Pattison, Presidente della sezione partenopea del Reale Rowing Club Italiano; da allora viene tradizionalmente abbinata alla Lysistrata come gara d’apertura della sessione.
9 Dal volume: “Lysistrata. 1909-2001” (di Gegé Maisto e Marco Lobasso. Pubblicazione del Circolo del Remo e della Vela Italia. Napoli, 2001. Pag. 22).
10 Gli “Octos burritos” sono Vetere, Iannaccaro, Di Giuseppe, Dupuy, Amodio, G. Mancini, Knight, R. Mancini, timoniere Contini. Al secondo posto si piazzano i “Pellicani” De Luca, Coltzoff, Vigliano, Molea, Wagner, E. Bruschini, Cannavale, Santacroce, timoniere Castellino.
11 Gino Colombo sarà affettuosamente ricordato, a proposito di posteriori edizioni della Lysistrata, come “grande allenatore ed epigono di uno stile antico e già allora tramontato” (Il Mattino, 25 marzo 1987, anche nel libro del CRV Italia, pag. 40).


A cura di Gian Nicola De Simone

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