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Carlo Franco ricorda la figura di Maurizio Tortora, medico radiologo affermato, portiere della squadra di pallanuoto e canottiere possente. La famiglia giallorossa lo piange e lo accomuna nel ricorda a un altro due socio che ci ha lasciato in quest

Pubblicata il 08/10/2017

L'ultimo soffio di vita lo ha dedicato al mare e per questo Maurizio Tortora, una bandiera giallorossa per i suoi trascorsi di pallanuotista e di canottiere, aveva scelto di vivere in una casa con le fondamenta nella sabbia. Ad Ascea, nel suo Cilento che è stato l'universo della sua poesia. Struggente quanto quella di sua madre alla quale si è ispirato. Il tuffo quotidiano era una sorta di rito: alle quattordici in punto rientrava a casa dalla clinica della quale era il direttore sanitario, un bacio alla moglie Adriana, poi di corsa si spogliava e che fosse estate o inverno, correva verso il mare lanciando un urlo di gioia. Quello stesso urlo che tante volte è risuonato, scuotendo le pareti, nel nostro spogliatoio quando si <ritirava> nella sauna per smaltire le libagioni del giorno precedente. Chi non lo aveva visto entrare capiva, ascoltando il suo lamento a mille decibel, che Maurizio c'era e, come diceva lui, stava facendo penitenza. Da due mesi, però, la sua straordinaria carica di entusiasmo si era appannata per colpa di un male inesorabile che ha scavato nel suo fisico possente fino ad annientarlo. E a costringerlo a rinunciare ai suoi innocenti piaceri: negli ultimi mesi di vita, il mare Maurizio è riuscito a vederlo solo dal giardino di casa, sempre più lontano sempre più irraggiungibile. Non riusciva più a prenderlo, stava scivolando via. Come la vita.  E' successo tutto in pochi mesi, poi, d'improvviso, ieri, niente più: se n'è andato tra le braccia di Adriana, la compagna di una vita, dolce e soave ma volitiva e operosa come lui, e dei figli Velia Paola e Marco dicendo a tutti: <Ora sono pronto, vi saluto>. Maurizio, però, è morto 

come ha vissuto, da grande combattente: aveva ottantaquattro anni ma ha lavorato fino agli ultimi giorni: prima al Pausillipon e al Santobono qui a Napoli, poi ad Ascea. Un medico radiologo d'altri tempi, buono e caritatevole come l'uomo.  Il lavoro, la casa, la poesia, la famiglia, lo sport: è stato questo il mondo di Maurizio Tortora nel quale la Canottieri Napoli - anche il Posillipo - ha avuto un ruolo importante. Insieme con Fritz e Bubi Dennerlein abbiamo scritto con lui pagine amicali che non dimenticheremo mai e ci consentono, ora, di reggere meglio il peso di tanto dolore. L'urlo non lo ascolteremo più, ma ci porteremo dentro sempre la carica di entusiasmo che ci ha trasmesso.  E' stato presente a tutti i momenti importanti della nostra vita sociale - guai se ci dimenticavamo di convocarlo - e, prima ancora, è stato un pilastro della nostra squadra di pallanuoto. Giocava in porta, comandava la difesa con ordini secchi e tempestivi e si opponeva agli attacchi degli avversari <uscendo> dall'acqua fino al costume. Un fisico possente al servizio di un uomo buono come pochi. Il funerale è fissato per domani ad Ascea e sarà preceduto da un saluto al mare. Maurizio ha voluto così, mi dice Velia, ed è stata ancora una volta una giusta decisione. Nei prossimi giorni lo ricorderemo qui a Napoli, nel suo Circolo. Ciao amico mio, che la terra ti sia amica. 


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