Ripristinando un antico rito remiero, domenica 29 giugno, al termine della II edizione della Coppa Buonaiuto, sul piazzale del Molosiglio la Canottieri procederà al battesimo delle sue nuove imbarcazioni di canottaggio: tra queste, il doppio viene intitolato a Beniamino Cesi e Roberto Iaccarino. Significativo è che ciò accada proprio alla vigilia del Centenario, due giorni prima della fatidica data, quando più urgente in tutti cresce un moto di riappropriazione della storia del nostro Sodalizio.Il supremo Davide Tizzano ricorda che, quando cominciò a remare, a qualsiasi giovane di belle speranze si faceva ancora il nome di Cesi e Iaccarino quale metro dell’eccellenza. Un’aura di leggenda ha accompagnato il loro epos, come accade di un tempo lontano e glorioso di cui oggi si riescono a percepire gli echi.
E alla fine degli anni ’20, quando la Lysistrata era il palio del mare e tutta la città si riuniva a Posillipo per seguire l’evento, Cesi e Iaccarino conquistano la prestigiosa Coppa con l’equipaggio del C.C.N. che piazza una clamorosa tripletta tra il ’27 ed il ’29. Ai primi Giochi Mondiali Universitari del 1930 a Darmstadt, presenti 32 Nazioni, si aggiudicano l’oro in “due senza”: è la premessa di un dominio che li porta a vincere cinque titoli italiani, 35 gare consecutive in cui travolgono tutti, compresa la celebre coppia del Pallanza formata da Lucchini e Rino Galeazzi, il padre del noto telecronista. In Patria, l’incipit della saga cade in un’occasione perfetta, quasi a seguire l’avvincente sceneggiatura di un film. Nel 1933 l’edizione numero 40 dei Campionati Italiani del Remo si tiene infatti a Napoli sotto l’alto patronato dei Principi di Piemonte, che assistono alle gare dall’apposito Palco Reale; lungo il campo di regata, duemila metri tra Villa Marina presso Capo Posillipo ed il Bagno Nuova Italia, sono montate tribune definite “monumentali” perché capaci di oltre 3.000 posti. La Canottieri aveva da poco trasferito la sede al Molosiglio,era nota per le attività, lo stile, l’impostazione e per i diversi successi di categoria conseguiti, ma ancora le mancava un trionfo, un titolo assoluto, che la facesse definitivamente decollare ponendola nell’olimpo del canottaggio nazionale; per di più organizzava l’evento. Le speranze del C.C.N. e della città si appuntano tutte su Cesi e Iaccarino: il loro due con (denominato “Flik Flok”), timoniere Aldo Tamburrini, è però superato in batteria da Treviso. Il 30 luglio, ultimo giorno di regate, arriva la finale più attesa, che possiamo ripercorrere dalle cronache reperite. “Le emozioni maggiori i napoletani le hanno trovate nella gara del due di punta con timoniere, vinta dal Napoli con autorevolezza inattesa. Genova e Treviso avevano saccheggiato i pronostici. Ma la radio annunciava che ai 300 metri il Napoli aveva vigorosamente preso la testa. Scoppia il giubilo sulla tribuna ed immediato silenzio nel cogliere le fasi della prova. A 500 metri i giallorossi sono ancora in testa nonostante l’attacco di Treviso e Genova. Entusiasmante bordo a bordo tra Napoli e Genova con leggero vantaggio del Napoli di un quarto di imbarcazione. Ai mille, ai millecinquecento metri il Napoli guida sempre di mezza imbarcazione. Magnifica si fa la condotta di gara del Napoli che non solo rintuzza tutti gli attacchi ma nel serrate guadagna poderosamente vantaggio. E l’ansia attanaglia la folla. E la folla temeva, temeva che la sua immensa letizia presto fosse avvelenata. Non doveva essere così. Il Napoli imboccava già vittorioso il rettilineo d’arrivo, due imbarcazioni di vantaggio la ponevano al sicuro. Ma la folla col grido Napoli ! Napoli ! lanciò il suo cuore sul mare e l’applauso fu colto dai tre giallorossi. Il vantaggio nel serrate fu raddoppiato. La tribuna diventava la stessa tribuna dell’Ascarelli, dagli entusiasmi irrefrenabili ed indescrivibili” (da Il Mezzogiorno Sportivo del 31 luglio 1933). I nostri due tagliano in testa il traguardo col tempo di 8’04”3, secondo dell’anno in Europa e secondo ogni-epoca in Italia. Il successo li proietta, a luglio, agli Europei, la massima competizione internazionale dell’epoca dopo le Olimpiadi: a Budapest, dinanzi all’Isola Margherita, sfilano secondi in batteria coltempo di 7’16”4, ma la finale non riescono a disputarla: la partenza viene annullata quattro volte, due per abbordaggio, una perché agli Azzurri si spezza il timone; l’inconveniente si ripete, Cesi alza la mano per segnalare l’accaduto all’arbitro, che però non ferma la gara.
Per smaltire il disappunto, l’anno dopo, il 23 luglio a Castelgandolfo, Cesi e Iaccarino, ormai inarrestabili, rivincono il titolo infliggendo agli antagonisti l’abissale distacco di venti secondi. Ad entrambi viene attribuito il titolo di Soci benemeriti. Beniamino Cesi, il cui papà, Spartaco, era stato nostro Consigliere Tesoriere durante i lavori per la costruzione della nuova sede al Molosiglio, è l’atleta prominente del periodo: la sua figura possente, quasi un’icona, domina il piazzale; ruvido e forte, poco incline alla diplomazia, pronto ad aiutare gli amici, resterà per generazioni riferimento dei canottieri giallorossi, che ne lodavano la smisurata potenza, il carattere ad un tempo arcigno e generoso. Arruolatosi nei Granatieri di Sardegna, sarà Ufficiale e Presidente dell’Associazione Nazionale del corpo dei Bianchi Alamari. Roberto Iaccarino continuerà a vogare fino al’48, accompagnando con passione le nuove generazioni di vogatori del Circolo.
Le loro figure restano immortali. Cesi e Iaccarino sono stati i primi supremi campioni del remo giallorosso, i primi a vincere il titolo assoluto, a ripetersi, a dominare a tal punto da essere considerati invincibili, i più gradi vogatori napoletani dell’anteguerra. Ancora nel 1988 l’allora Presidente del C.C.N. Ralph Camadrella in una sua missiva scriveva loro: ”Le Vostre imponenti figure, da me tante volte ammirate nella fotografie, rappresentano l’immagine da perseguire per dare un significato al nostro Circolo”. Erano passati cinquant’anni dalle loro gesta, e domenica saranno ancor di più. Ma la storia, a volte, si dilata nelle suggestioni del mito.