RICORDANDO ANTONIO GIOFFREDI, IL NUVOLARI DELLA MOTONAUTICA
RICORDANDO ANTONIO GIOFFREDI, IL NUVOLARI DELLA MOTONAUTICA
Imperium Oceano, famam qui terminet astris (Aen., I, 287)
E’ scomparso ieri notte Antonio Gioffredi, socio Benemerito del Circolo Canottieri ed inimitabile Campione di Motonautica, ricordato dagli appassionati come il Nuvolari del mare.
Medaglia d’oro al valore atletico, Antonio Gioffredi faceva parte di una delle più antiche “gens” che avevano fondato il Sodalizio: il padre Livinio, Medico e Professore, era stato Presidente del Sodalizio giallorosso in tre periodi diversi, unico caso nella nostra storia, per poi essere proclamato Presidente Benemerito. Antonio si era avvicinato alla Motonautica sulla scia dell’eternauta Gennaro Russo, vincendo nel ’77 nel settore Inshore il Campionato Italiano SET. Nel ’79 esordisce in Offshore iniziando un’abbagliante carriera: subito si aggiudica il Campionato Italiano Classe 3-D, quindi forma con Giovanbattista Di Meglio una fantastica coppia che vince tutto il possibile, ovvero altri due titoli Italiani, altrettanti in Europa e soprattutto tre Mondiali, oltre a conseguire importanti piazzamenti continentali. In Classe 3 i due conquistano il primo trofeo iridato a Catania nell’83, il secondo a Portorotondo nel settembre 1986 sul catamarano “Mededil”. Tre mesi dopo il capolavoro: con la stessa barca vincono contro ogni pronostico il Mondiale della Classe 1 ad Auckland. Attardati in classifica, nell’ultima delle tre prove, il 13 dicembre, sui 306 km del percorso Gioffredi e Di Meglio sbaragliano la concorrenza, sorpassano il favorito Delle Valle, recuperano i punti necessari per scavalcare sul podio Tom Gentry e Bardella. Una prestazione storica per le modalità con cui avvenne e per gli effetti che destò. In Nuova Zelanda, i nostri apparivano quasi fuori contesto con la barca più piccola del lotto, 7.20 m. contro i 12/13 delle altre. Nell’ultima manche, tra mare alto, balene e ronde di anatre che volavano ad altezza-scafo, Gioffredi sciorinò tutta la sua maestria per portarsi in testa in barba ai colossi della concorrenza, attardati dalle onde; si guidava in piedi, la radio era vietata e i due giallorossi usavano una bussola magnetica rimediata da Di Meglio presso i marinai di Southampton, attrezzo che, in quelle condizioni, si rivelò indistruttibile. Sfruttando la maneggevolezza del Mededil, le intuizioni e la destrezza di Gioffredi, padrone del mezzo e dominatore di ogni condizione meteo, arrivarono primi nella generale sorpresa. L’imprevedibile successo acquistò subito vasta eco: la stampa specializzata definì i giallorossi “Gli acchiappagiganti”, perché col più piccino dei catamarani in lizza avevano sopravanzato i mostri del mare. La sera stessa della premiazione, la Federazione Internazionale cambiò le regole della Classe 1, riservandola ai soli mega-scafi, quelli superati dai nostri alfieri.
Ai menzionati trionfi, Gioffredi ne avrebbe aggiunto un altro, nel 1990, quando correva assieme al tennista Adriano Panatta: erano in testa al Mondiale Classe 1, ma il titolo non venne assegnato perché la terza, conclusiva prova fu annullata in segno di lutto per la scomparsa del campione in carica Stefano Casiraghi. Prima del ritiro, l’asso napoletano si aggiudicherà ancora diverse Manifestazioni: il Gran Premio Serenissima nell’89, l’anno dopo i Gran Premi di Roma e Guernsey, nel ’92 quello di Pescara, infine, nel ’95, i Gran Premi Rimini-Viareggio e Costa Smeralda.
Antonio Gioffredi è considerato il più notevole motonauta che abbiano annoverato la città e forse anche la Nazione, capace di primeggiare ovunque, nella regolarità, nelle gare di Circuito ed in diverse Classi dell’Offshore. Fu forse l’ultimo pilota in grado di far prevalere l’elemento umano sulla tecnologia, grazie ad una sensibilità alla guida con cui si permetteva di sfidare e superare mezzi molto più potenti, team assai più ricchi. Costrinse il mondo dell’Offshore a cambiare le regole, soprattutto fece comprendere dove il genio e la competenza possano arrivare coniugati con la passione, cosa si possa intendere nel definire artista un pilota. Proprio come Nuvolari.
Gian Nicola De Simone